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Fabbisogno energetico

Con il cambio della stagione e l'arrivo del freddo cambia il fabbisogno energetico di un animale?.


mercoledì 3 novembre 2020


Con il cambio della stagione e l'arrivo del freddo cambia il fabbisogno energetico di un animale?

Tra le variabili da prendere in considerazione quando si calcola il fabbisogno energetico di un animale dovrebbe sempre rientrare anche la temperatura dell'ambiente in cui esso vive. Infatti, a seconda della temperatura ambientale circostante, un animale potrebbe dover utilizzare energia per mantenere costante la sua temperatura corporea

Per ogni specie animale esiste un range di temperatura dell'ambiente definita "zona di neutralità termica" in cui l'energia necessaria per mantenere costante la temperatura del corpo è minima. Nel coniglio, ad esempio, essa si aggira intorno ai 27-28 gradi, nella pecora intorno ai 13-14 gradi mentre nel cane essa può variare a seconda della razza e della lunghezza del suo pelo. La zona di neutralità termica (TNZ) per le razze di cani a pelo lungo è compresa tra i 15 e i 20 gradi mentre per le razze a pelo corto tra i 20 e 25 gradi. Per alcune razze nordiche, tuttavia, la TNZ può essere più bassa come, ad esempio, per l'Alaskan husky in cui essa è compresa tra i 10 e i 15 gradi. Per i gatti, invece, la zona termoneutrale non è del tutto nota ma è stata stimata tra i 30 e i 38 gradi.

Ogni qualvolta la temperatura ambientale si discosta da questa zona di neutralità termica il dispendio energetico dell'animale sarà maggiore, sia che sia più freddo o più caldo.

A temperature superiori rispetto a quelle della zona di neutralità l'animale dovrà utilizzare dell'energia per dissipare calore. Al contrario, a temperature inferiori l'energia verrà utilizzata per produrre calore al fine di mantenere costante la temperatura corporea.

La quantità di energia necessaria a questo scopo può variare notevolmente, passando da un 10% ad un 90% in più di calorie rispetto a quelle necessarie in condizioni climatiche ottimali. Questa variabilità dipende non solo dalla differenza in gradi tra la temperatura ambientale e quella della zona di neutralità, ma anche dall'umidità dell'aria, dalla presenza di vento, e da fattori intrinseci all'animale, come la capacità di adattamento, lo spessore del pannello adiposo sottocutaneo, la densità e la lunghezza del pelo. Tuttavia, questi ultimi fattori rendono impossibile una generalizzazione da applicare al fabbisogno e di conseguenza i fattori di correzione che vengono generalmente applicati al fabbisogno energetico di mantenimento si basano, ad oggi, esclusivamente sulla temperatura ambientale.

Riportiamo qui sotto i fattori di correzione suggeriti in base alla temperatura ambientale:
t ° ambiente superiore a 35° = 1,5 x FEM (fabbisogno di mantenimento)
t ° ambiente 30 - 35° = 1,2 x FEM (fabbisogno di mantenimento)
t ° ambiente 25 - 29° = 1,1 x FEM (fabbisogno di mantenimento)
t ° ambiente 11 - 24° = 1 x FEM (fabbisogno di mantenimento) (zona di termoneutralità)
t ° ambiente 0 - 10° = 1,1 x FEM (fabbisogno di mantenimento), tranne per le razze nordiche a cui non andrebbe applicato
t ° ambiente -10 - 0 ° = 1,25 x FEM (fabbisogno di mantenimento) tranne per le razze nordiche a cui non andrebbe applicato
t ° ambiente inferiore a -10° = 1,5 x FEM (fabbisogno di mantenimento)

Nella pratica quotidiana, tuttavia, questi coefficienti vengono poco utilizzati poiché anche durante l'inverno la maggior parte dei pet vive in casa e, di conseguenza, la temperatura dell'ambiente dove trascorrono la maggior parte del tempo rientra tra quelle della zona di termo-neutralità. Sarebbe invece importante applicarli a tutti quegli animali che durante l'inverno vivono costantemente in giardino o all'aperto.

Lo stesso discorso andrebbe applicato nei periodi estivi, se l'animale vive in casa, magari dove vengono utilizzati dei condizionatori, non è necessario applicare questi fattori di correzione e di conseguenza neanche modificare il fabbisogno energetico. Tuttavia, se l'animale anche d'estate vive all'aperto durante quel periodo sarebbe opportuno incrementare le chilocalorie che assume giornalmente, oltre ovviamente ad aumentare l'apporto idrico.

BIBLIOGRAFIA:
- Delaney SJ & Fascetti AJ. Applied Veterinary Clinical Nutrition.  (ed.  Fascetti AJ and Delaney SJ. ). 2012 chapter 3
- FEDIAF Nutritional Guidelines for Complete and Complementary Pet Food for Cats and Dogs, settembre 2020.
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.   2010, chapter 5
- Mussa P.P., Meineri G., Bergero D. I fabbisogni energetici di mantenimento dei cani. Veterinaria, anno 12, n 1, febbraio 1998
- Nutrient Requirements of Dogs and Cats Di National Research Council, 2006


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